IL SITO PALEONTOLOGICO
Le rocce che affiorano lungo tutto promontorio di Capo Mortola, largamente usate per la costruzione di quasi tutti i vialetti dei Giardini Botanici Hanbury (GBH), hanno un’origine molto lontana nel tempo e mostrano ancora i segni di tanti eventi che le hanno modellate così come oggi si mostrano. Queste rocce si presentano suddivise in strati vistosamente inclinati che immergono verso est; si tratta di una successione di rocce sedimentarie che diventano più giovani man mano che ci si sposta verso l’alto (quindi muovendoci dalla spiaggia della Miruna verso la foce di Rio Sorba). Questa stessa successione di strati si trova, speculare, a formare la parte orientale di Capo Mortola (dove si trova La Nave), dimostrandoci che complessivamente stiamo osservando una importante struttura geologica formatasi col piegamento delle rocce.
Le rocce più antiche che troviamo sono di età cretacica (circa 80 milioni di anni fa) ed oggi si trovano affioranti lungo parte della baia immediatamente ad ovest del promontorio (Baia della Miruna): si sono formate da sedimenti fangosi depositati in un mare molto profondo ed al loro interno si rinvengono i resti di tantissimi organismi unicellulari planctonici appartenenti al gruppo dei foraminiferi e chiamati globotruncanidi.
Seguono rocce di età eocenica (circa 40 milioni di anni fa) e sono quelle che costituiscono la maggior parte del promontorio. Queste rocce sono ricchissime di resti di molluschi (tra cui ostriche, pettinidi, gasteropodi), coralli solitari e tantissimi grandi foraminiferi del genere Nummulites. Questa associazione fossile indica che il sedimento si è depositato in un ambiente di mare poco profondo, con acque relativamente calde e trasparenti; probabilmente, a poca distanza, un reticolo fluviale portava a mare del particolato fine ad intervalli abbastanza regolari. Un aspetto interessante è che nella parte più alta della successione, in corrispondenza dei lembi più vicini alla spiaggia odierna, le nummuliti lasciano quasi completamente il posto ad accumuli impressionati di altri grandi foraminiferi che appartengono al gruppo delle discocycline. Questi riuscivano a vivere in acque meno trasparenti e dove i raggi del sole non riuscivano ad illuminare benissimo il fondale. Questo improvviso cambio di faune si correla temporalmente ad un evento climatico riconosciuto a scala globale noto come “Middle Eocene Climatic Optimum” (MECO) che viene interpretato come un momento di relativo innalzamento delle temperature. Le ricerche effettuate sulla scogliera di Capo Mortola e nell’areale circostante hanno messo in evidenza che questo cambio di faune così evidente non sia la diretta conseguenza dell’aumento delle temperature (che di per sé non causerebbe questo specifico cambio di associazioni fossili), ma bensì ad un aumento della torbidità dell’acqua che potrebbe a sua volta essere stato causato da un aumento del trasporto solido da parte del reticolo idrografico. Questo improvviso aumento delle portate può, però, essere stato causato da un aumento globale delle temperature che spesso provoca un aumento della piovosità a lunghissima scala temporale. Inoltre, nella parte mediana del promontorio, in corrispondenza dell’asta di Rio Sorba, si trovano rocce sedimentarie, ancora eoceniche, di natura sensibilmente diversa: sono marne (fanghi misti argillosi e calcarei) cui seguono arenarie fini, entrambi i litotipi sono facilmente erodibili e su di essi sono stati impostati, in larga misura, i Giardini Botanici, dunque sono difficilmente osservabili.
Infine, nel promontorio affiorano altre rocce di età molto più recente (Pliocene, tra 2 e 5 milioni di anni fa circa), caratterizzate da importanti spessori di sabbia media e grossolana depositata da imponenti sistemi deltaici, in parte assimilabili a quelli attuali. Queste sabbie sono osservabili esclusivamente in scavi sotterranei ed hanno un elevatissimo contenuto in tracce fossilizzate di organismi che scavavano in esse per trovare cibo e rifugio.
Questi studi sono stati possibili grazie all’autorizzazione (protocollo N° 52863) concessa dall’Ente gestore dell’Area Regionale Protetta.
Referenti progetto: Antonino Briguglio e Michele Piazza (DISTAV – Università di Genova)
RISULTATI DI PROGETTO
Pubblicazioni scientifiche incentrate sulle rocce del promontorio di Capo Mortola:
https://doi.org/10.1016/j.marmicro.2024.102388
https://doi.org/10.54103/2039-4942/24033
Pubblicazioni scientifiche che usano Capo Mortola come riferimento geologico:
https://doi.org/10.54103/2039-4942/20154
https://doi.org/10.1007/s10347-023-00677-4
https://DOI: 10.1127/nos/2023/0784
https://doi.org/10.1016/j.marpetgeo.2024.106752
Partecipazione a convegni
Materiale divulgativo
Guida escursionistica geologico-divulgatica

Didascalia della figura
Fossili rinvenuti lungo la sezione di Capo Mortola.
A) Associazione a Nummulites e coralli.
B) Forma B di Nummulites (N. striatus).
C) Macro degli accumuli di nummuliti.
D) Corallo solitario (Scleractinia) ed orizzonte ad ostree.
E) Banco a nummuliti con forme A e B bicino alla base della sezione (16.0 m).
F) Frammento di corallo solitario (Scleractinia).
G) Colonia di corallo. H) Parete esterna della valva di un ostreide.
I) Carapace di crostaceo.
J) Tubo calcareo del serpulide Rotularia spirulaea (Lamarck, 1818).