La trasformazione

La trasformazione della proprietà

I Giardini Hanbury attuali sono il risultato di due fasi di realizzazione: il primo, quello dovuto a Thomas, durante il quale prevalse il gusto del collezionismo e dello studio di piante esotiche; il secondo, che possiamo attribuire a Cecil e Dorothy Hanbury, nel quale si sottilineò l'aspetto estetico della proprietà e si valorizzarono anche le specie autoctone. In realtà lo stacco tra le due fasi non fu molto marcato, dal momento che nei Giardini venne sempre coltivata la ricerca e l'attività scientifica e non fu mai trascurata l'estetica del luogo.

Attualmente il visitatore viene rapito dalla varietà paesistica dei Giardini, ma coloro che li progettarono non sconvolsero mai la natura del luogo e la conformazione del terreno. La villa rimase il cuore della proprietà, l'elemento predominante del podere, visibile anche dall'esterno. Venne anche mantenuto il muro difensivo verso il mare e i muri di sostegno della proprietà.   
Anche i percorsi preesistenti vennero il più possibile mantenuti o, addirittura, riportati alla luce; come avvenne per la Via Julia Augusta, l'antica strada romana dalla quale si accedeva alla proprietà prima della costruzione della strada napoleonica. Ancora oggi, la strada romana risulta una delle emergenze più significative e divide i Giardini in una parte bassa ed una bassa.

Con lo stesso spirito Thomas mantenne i due percorsi vicini al palazzo: la Topia e il Viale dei Cipressi.   
Il Viale dei Cipressi, essenza molto amata da Thomas, venne mantenuto sempre rigoglioso da Thomas sia nella parte che dalla strada romana si dirige verso il palazzo (Cypress Walk) concludendosi con il Chiosco Moresco, sia in quella che dall'edificio si dirige verso est (Cypress Avenue).

Mausoleo Moresco

Mausoleo Moresco

La Topia è uno dei punti più spettacolari dei giardini: il pergolato di vite venne restaurato nelle sue parti portanti e ornato con la collezione di piante rampicanti.

Topia

Topia

Thomas agì in modi differenti nelle zone del Vallone ed in quella più orientale. Nel Vallone, la parte più selvaggia dei Giardini dove erano stati tagliati molti alberi e pascolavano abusivamente gli ovini, il suo intento era quello di riportare il rigoglio della vegetazione spontanea. Non bisogna dimenticare l'attrazione che la vegetazione mediterranea esercitava sui turisti che in quell'epoca giungevano dal Nord Europa. Non solo, discostantosi dai suoi contemporanei, Thomas Hanbury aveva ben presente il valore della vegetazione spontanea, anche dal punto di vista estetico, e anche nelle parti della proprietà dove vennero piantate essenze esotiche, ebbe sempre presente la necessità di trovare le giuste condizioni ambientali per ogni essenza.

Così, nel Vallone, mantenute o immesse nuovamente crebbero diverse specie: i pini (Pinus halepensis, P. pinaster, P. canariensis, P. insignis e P. pinea), diversi cisti (Cistus sp.) e poi alaterni (Rhamnus alaternus), lecci (Quercus ilex). Lungo il Sorba vennero piantati oleandri, glicini e lillà venne creata una piccola cascata abbellita da Melianthus major, Ficus repens e rose. Questa zona fu resa accessibile agli ospiti dei Giardini da comodi sentieri che si snodavano lungo il torrente, sul corso d'acqua furono costruiti diversi ponti in stile rustico o poste pietre a mo' di guado e si procedette alla ristrutturazione dei frantoi esistenti, di cui si curò anche l'abbellimento piantando diverse specie botaniche. Furono ingenti anche le opere di incanalamento e raccolta delle acque del Rio Sorba che constarono la posa di tubazioni e lo scavo di cisterne, che dovevano servire a far fronte ai periodi di secca del torrente accumulando le acque che nei mesi piovosi erano più che abbondanti. I lavori per l'impianto d'irrigazione, che fino al 1874 era fatta a mano, si facevano oltretutto sempre più pressanti con lo sviluppo dei Giardini.   
Thomas utilizzò gli stessi criteri per la zona est limitrofa alla galleria ferroviaria che passa sotto Capo Mortola, creando anche il sentiero che, passando sulla scogliera, arrivava a Latte.

La parte restante dei Giardini è frutto di una splendida fusione, progettata da Thomas con Winter, fra elementi del paesaggio naturale, di quello agrario, del giardino botanico e del parco paesistico. Mantenendo i terrazzamenti originari furono create zone, separate dai percorsi sinuosi, dove la vegetazione, che in quel periodo era soprattutto d'alto fusto e sempreverde, era raggruppata per ecosistemi di provenienza. Il massimo del rigoglio e delle fioritura avveniva nel periodo invernale che, non a caso, corrispondeva al periodo di permanenza degli Hanbury. Erano ancora pochi gli arredi, le grotte e i padiglioni che invece erano la costante presenza dei giardini paesistici dell'epoca. Hanbury e Winter lavorarono assieme per dare ai Giardini l'impianto che avrebbero mantenuto nel tempo.

Il primo e più consistente intervento attuato da Thomas Hanbury e Winter fu la creazione del percorso principale di accesso alla villa, la "grande route", e del palmeto vicino alla scalinata d'ingresso. Alla fine del 1872 Winter avea sistemato la "zona delle quattro stagioni" che dal confine settentrionale arrivava fino al pergolato della Topia; là trovarono collocazione diverse collezioni: le cactacee, le agavi, le euforbie. Vennero costruite la scala delle Quattro Stagioni con la Grotta delle Stalattiti e la scala delle Anfore. Una rocaille con papiri e piante acquatiche era collocata sotto casa Nirvana.

Tempietto Quattro Stagioni

Tempietto Quattro Stagioni

La Foresta Australiana, con la sua collezione di eucalipti, venne collocata nel 1875 nella zona orientale della casa padronale. Le piante succulente trovarono allora dimora nella terrazza meridionale del palazzo. Ancora più a sud, sulla "piana", fu rinnovato il vigneto e furono creati percorsi ombreggiati, il roseto, il frutteto e l'agrumeto. Subito sotto la strada romana, nella parte occidentale, vennero collocate le serre e il "nursery garden", il vivaio, e ancora la cantina, la falegnameria, la casa per i giardinieri. Nella parte orientale vennero edificate Casa Natalin, per i custodi, La Vaccheria, il fienile, la piccionaia. Vicino al mare, la lavanderia. Il terreno limitrofo al mare fu sistemato in terrazze e vi vennero coltivati gli ortaggi.

Vaccheria - la piccionaia

Vaccheria - la piccionaia

Alla seconda fase di realizzazione dei Giardini, iniziata nel 1918, lavorarono Cecil Hanbury, sua moglie Dorothy, suo suocero e suo cognato. L'intento fu quello di rendere più unitario ed attuale l'impianto della proprietà. Dorothy, pur muovendosi nei limiti imposti dalle collezioni esistenti, operò sfoltimenti che aprissero visuali interessanti su emergenze architettoniche o botaniche, o non intralciassero lo sguardo in punti panoramici. Se all'epoca di Thomas prevalsero alberi ad alto fusto che creavano insiemi boscosi, ora si ricercano effetti coloristici e artistici, le piante vengono poi raggruppate secondo la specie. Fu posta attenzione anche a specie autoctone e venerro utilizzati e valorizzati materiali locali, ispirandosi a giardini classici o rinascimentali. Nascono così i viali di Olivi e Cipressi, siepi, fontane. Dorothy, come esplicitò più volte, pur non mescolando piante di ambienti differenti, cercò effetti cromatici, fioriture, anche estive e primaverili, di bellezza straordinaria, gruppi omogenei di vegetazione. Mossa da motivi di ordine pratico (la necessità di creare un percorso diretto che collegasse tutta la proprietà) e, palesemente, di ordine scenografico, Dorothy creò il "Viale New Vista", un rettilineo che da nord arriva alla strada romana, inglobando la scala delle Anfore. La parte superiore consta in realtà di una scala curvilinea che dalla rotonda con vasca arriva alla grotta che venne ampliata nella Fontana del Drago. Da lì la scala rettilinea fu interrotta da fontane e, più in basso, da giardini.

Fontana del drago - dettaglio

Fontana del drago - dettaglio

La terrazza meridionale della villa, eliminate le succulente, fu valorizzato trasformandola in giardino all'italiana con aiuole geometriche al cui centro erano collocate anfore romane. Sotto il muro meridionale della villa vennero rifatte le terrazze, elemento architettonico locale, in modo da poter ospitare il "giardino d'inverno". Nella stessa zona venne anche creata una "terrazza dei profumi" con piante aromatiche. Da lì si raggiungevano i "Giardinetti" nella parte orientale del palazzo, il mausoleo moresco, il viale principale e, attraverso un cancello in ferro battuto, la "terrazza degli aranci" con un filare di questi agrumi. In quest'area si potevano ammirare diverse Buganvillea e Mesembryanthemum. I Giardinetti sono stati considerati dalla famiglia Hanbury come il cuore dei Giardini. Qui sono ricordati vari membri della famiglia tra cui Sir Hanmer Hanbury (1916 - 1993), la cui lapide è circondata da rosmarino, pianta che per gli Inglesi vuole indicare il ricordo.Si tratta di tre terrazze monotematiche.Nei giardinetti superiore ed inferiore si trovano antiche cultivar di peonie; il giardinetto centrale ospita antiche rose, dai delicati profumi: galliche, damascene, bourboniane. Le rose fioriscono da marzo a maggio; le peonie, dalle bianche alle rosa pallido, alle rosa intenso, sbocciano nel mese di aprile.

I Giardinetti

I Giardinetti

Esisteva anche una seconda "terrazza dei profumi" con timo, lavanda, rosmarino e verbena, Lippia citriodora e Eucalyptus citriodora e, sul muro a monte Convolvolus cneorum e Mesembryanthemum aurantiacum. Ad ovest di essa Lady Dorothy fece costruire la Casa del Sole, con ampie finestre, così ben esposto da essere piacevole anche nei mesi invernali. Ad est invece erano situati i "giardinetti" au terrazze strette e allungate che dovevano essere principalmente destinate all' intimità famigliare.

Il piazzale nord fu risistemato e allargato: il gong giapponese venne spostato in un punto estremamente panoramico e affiancato ad una panca, venne costruita una recinzione in ferro battuto e creata una siepe di cipressi. Pergole furono collocate nella piana e tra il palazzo e la "Grande Route". Lady Dorothy inoltre ampliò le serre poste lungo il Rio Sorba.